
Fascione, assessore regionale con delega alle StartUp, all’innovazione e all’internazionalizzazione, Alessandra Moretti, eurodeputato, Elio Pariota, Direttore Generale Università Telematica Pegaso, e Stefano Ronchi, managing partner di Valore srl, moderati dal giornalista culturale Michele Giustiniano.
«Una politica economica che non si fonda su processi industriali innovativi e tecnologici è miope – ha dichiarato nel corso della giornata il segretario Carmelo Barbagallo – oggi con le piattaforme digitali si fanno più soldi che con le piattaforme petrolifere: bisogna regolamentare questi fenomeni per evitare nuove storture e nuove diseguaglianze. L’innovazione tecnologica è generatrice di progresso, ma questi processi di trasformazione vanno governati per far sì che determinino anche un diffuso benessere sociale. Oggi non sempre è così, anzi, nel mondo, i ricchi sono sempre più ricchi e meno numerosi, mentre i poveri sono sempre più poveri e numerosi. È indispensabile, quindi, tra le altre cose, strutturare un nuovo welfare più efficiente e capillare che ponga rimedio alle nuove condizioni di disagio scaturite da percorsi di modernizzazione non sempre adeguatamente regolati».

«Giornate di studio e riflessione come questa – ha commentato il segretario regionale della UILP Campania Biagio Ciccone – non sono semplicemente importanti, ma necessarie, perché il sindacato deve essere al passo con i tempi per poter esercitare le funzioni che gli competono. Noi non vogliamo accontentarci di seguire passivamente il cambiamento, ma vogliamo guidarlo, ponendoci come facilitatori dei processi di sviluppo tra gli attori in causa».
«Dobbiamo cominciare a ragionare di tutela del lavoratore anziché di tutela del lavoro – ha affermato l’eurodeputata Alessandra Moretti – è un passaggio che in Italia, purtroppo, è mancato in passato, quando alcuni degli elementi che abbiamo di fronte oggi stavano iniziando a manifestarsi, ma è un passaggio che dobbiamo convincerci a fare, un nuovo modo di concepire il sistema di protezione sociale che prenda in considerazione l’individuo nel suo complesso e non solo come lavoratore. Dobbiamo prendere atto che da qui ai
prossimi 10-15 anni saremo di fronte ad uno sconvolgimento enorme del nostro modo di produrre e lavorare e abbiamo il dovere di farci trovare pronti».
